Contraddizioni: intervista a Ezio Fratto (2)

Futuro

L.L. Parlando di futuro. Questo è stato il tuo primo progetto da regista uscito, “Helix” è stato il tuo primo girato. Quali sono i tuoi progetti futuri?

E.F. “Lo spettro” è nato per una mia esigenza di ricerca a livello di stile ed è nato proprio come prodotto da social. Finito “Helix”, a febbraio avevo voglia di tornare dietro la macchina da presa e mi sono chiesto cosa avessi voglia di fare. È nato come puro esercizio di stile e per mettere qualcosa sui social e dire al mondo del cinema italiano: <<Io sono qua e sto facendo questo>>. “Helix” avrà un percorso più “serio”: andrà ai festival, avrà la distribuzione, un percorso più legato al Cinema stesso.

Con i corti, per ora, ho chiuso. Attualmente ho una sceneggiatura per un lungometraggio pronta, scritta da me; rispecchia lo stile e i temi che voglio trattare. Diciamo che il prossimo anno vorrei, tra aprile e maggio, girarlo. Ho molta voglia di iniziarlo, ma ci sono una serie di cose da capire: in primis se starò su questo progetto o meno.

Conta che ero partito dall’idea di fare un film di fantascienza sullo spazio, dopo “Helix”, perché mi ero fissato con la fantascienza. Ho abbandonato l’idea non tanto perché non è possibile farlo (avevo anche trovato la possibilità di avere contatti con l’Agenzia Spaziale Europea che dà degli spazi per girare) ma perché ho trovato un altro stimolo. Quello stimolo un romanzo di fine Ottocento che si chiama “Carmilla”. È un romanzo horror-gotico che parla di una vampira, che rispecchiava alcune tematiche che volevo trattare. Ho iniziato a scrivere qualcosa, pensavo di farne un film. Poi mi sono detto che forse non era ciò che volevo raccontare per primo.

Infine mi sono messo a scrivere una storia mia, personale, legata a tematiche mie, personali, ed è quella più attuale.

Nomi

L.L. Vorrei chiederti, da giovane artista, da giovane regista, qualche nome di regista che, secondo te, farà strada. Qualcuno che vedi come lungimirante, attualmente.

E.F. Io ti dico la sincera verità: vedo me stesso in questo. Quando dico di credere veramente nel poter portare un certo tipo di cinema diverso in Italia ci credo davvero. Quindi non vedo nessun altro se non me. Sembra una cosa super egoriferita, pazzesca, ma ci credo davvero: credo di avere un qualcosa in più rispetto agli altri.

Credo che la gente non guardi cinema. Io mi ispiro a un cinema del passato che ha aiutato registi come Tarantino, Thomas Anderson, Nolan. Gli stessi registi della Nouvelle Vague si basavano sul cinema americano di Hitchcook o dei cineasti francesi come Truffaut o su Billy Wilder. Io credo di avere quella base, che è importante, e una certa sensibilità che mi fa vedere come possibile regista papabile per il futuro, in Italia, che possa cambiare qualcosa. Da solo non cambierò nulla, però ho visto un nuovo movimento, mettiamola così, di ragazzi che stanno provando a fare cinema.

Uno tra tutti è Antonino Giannotta; io ti parlo di creator di cinema, mettiamola così. Lui è uno di quei ragazzi che parlano del cinema di oggi e poi provano a fare qualcosa. Un altro è Alessandro Redaelli che ha fatto un docufilm importante. Ho visto Stefano Ressigo che sta facendo dei cortometraggi. Sono tutti ragazzi giovani che si stanno mettendo in gioco. Potrebbe nascere un movimento interessante di questi creator che passano a fare cinema. E poi vediamo che succede.

Però se dovessi dirti un nome ti direi me stesso. So che è paradossale.