The Deliverance – La redenzione, screenshot del trailerThe Deliverance – La redenzione, screenshot del trailer

Ha fatto il suo ingresso su Netflix “The Deliverance – La redenzione“, l’ultimo lavoro del regista Lee Daniels, noto per film come “Precious” e “Gli Stati Uniti contro Billie Holiday”. Questa volta Daniels esplora il genere horror, affrontando il tema delle possessioni demoniache e delle case infestate, pur mantenendo una forte impronta drammatica. Protagonisti del film sono Andra Day, Glenn Close, Aunjanue Ellis, Mo’Nique e Omar Epps: un cast d’eccezione per una storia che intreccia horror e vita quotidiana.

The Deliverance – La redenzione: una storia di orrore quotidiano

La trama si sviluppa attorno a Ebony Jackson (interpretata da Andra Day), una madre single che, insieme ai suoi figli, decide di trasferirsi in una nuova casa nella speranza di lasciarsi alle spalle un passato doloroso. Tuttavia, invece della serenità tanto cercata, Ebony e la sua famiglia si trovano coinvolti in una serie di eventi sovrannaturali che attirano l’attenzione dei servizi sociali. Questi episodi minacciano di distruggere ciò che resta della loro fragile unità familiare, trascinando tutti in una lotta per la salvezza delle loro anime.

Daniels costruisce il film su un duplice binario narrativo: da una parte il dramma familiare di una madre in lotta contro i propri traumi e i demoni interiori, dall’altra la dimensione più strettamente horror, con una presenza maligna che si manifesta in modi sempre più inquietanti. Il risultato è un’opera che tenta di fondere due generi distinti, con un’efficacia variabile.

Il tentativo di Daniels di rinnovare l’horror con The Deliverance – La redenzione

Con “The Deliverance – La redenzione”, Lee Daniels si avventura in un territorio a lui sconosciuto: il cinema horror. Ma piuttosto che seguire le classiche regole del genere, decide di ibridarlo con un dramma familiare dai toni cupi e intensi. È evidente che Daniels abbia voluto sperimentare. Il risultato è un film che, più che spaventare, cerca di commuovere, esplorando temi come il perdono, il riscatto e la lotta contro le proprie paure.

Il problema, però, è che l’elemento horror sembra quasi accessorio, una cornice a una narrazione che è incentrata principalmente sui conflitti familiari. Le scene di esorcismo, che avrebbero dovuto essere il culmine della tensione, appaiono invece cariche di teatralità e poco convincenti, come se mancassero della giusta dose di terrore necessario a un horror di successo.

Daniels cerca di condensare mezzo secolo di storia del cinema di genere, ma finisce per perdersi tra riferimenti e citazioni, con un finale che, invece di sorprendere, si dilunga in un discorso retorico sulla fede e la redenzione che rischia di stancare lo spettatore.

The Deliverance – La redenzione, screenshot del trailer
The Deliverance – La redenzione, screenshot del trailer

Interpretazioni brillanti ma trama incerta

Se da un lato la sceneggiatura di Daniels presenta alcune debolezze, dall’altro il film è sostenuto dalle interpretazioni potenti del cast. Andra Day brilla nel ruolo di una madre tormentata e fragile, capace di suscitare empatia e partecipazione emotiva. Allo stesso modo, Glenn Close offre una performance memorabile nei panni di Alberta, la nonna malata di cancro, con una caratterizzazione tanto sfacciata quanto umana e vulnerabile.

Meno efficace risulta la prova di Mo’Nique nei panni dell’assistente sociale Cynthia Henry, la cui aggressività e invadenza finiscono per renderla una figura quasi caricaturale, privandola di quella complessità che avrebbe potuto arricchire ulteriormente la storia. Anche il personaggio della reverenda Bernice James, interpretato da Aunjanue Ellis, soffre di un trattamento superficiale, rimanendo relegato a un ruolo marginale, nonostante il suo potenziale per un maggiore sviluppo narrativo.

Un film in equilibrio tra due mondi

La sfida di Daniels era quella di coniugare due anime diverse: il dramma familiare e l’horror. In parte, il regista ci riesce, dipingendo un quadro vivido e credibile della difficile realtà di una famiglia afroamericana alle prese con problemi economici, relazioni spezzate e traumi irrisolti. In questo, “The Deliverance – La redenzione” eccelle, regalando momenti di grande intensità emotiva.

Dove il film fatica, tuttavia, è nella costruzione della tensione horror. Le sequenze spaventose appaiono spesso derivative e poco originali, richiamando i cliché tipici del genere senza riuscire a rinnovarli. L’orrore soprannaturale viene così ridotto a una serie di momenti prevedibili, senza la freschezza necessaria a mantenere alto l’interesse del pubblico.

Una storia vera che fa da sfondo

Alla base di “The Deliverance – La redenzione” c’è una storia vera: il caso di Latoya Ammons, madre single di tre figli che, nel 2011, ha raccontato di aver vissuto esperienze inquietanti nella sua casa a Gary, Indiana. Fenomeni paranormali, possessioni demoniache e interventi di esorcisti hanno trasformato la vita della famiglia in un incubo che ha attirato l’attenzione dei media e del pubblico.

Lee Daniels ha preso spunto da questa storia per costruire la sua narrazione, pur scegliendo di aggiungere elementi di fantasia che, se da un lato arricchiscono il contesto emotivo del film, dall’altro rischiano di allontanare lo spettatore dalla vicenda reale, creando un ibrido che non sempre risulta convincente.

La colonna sonora: un elemento chiave di The Deliverance – La redenzione

A dare ulteriore profondità al film è la colonna sonora di Lucas Vidal, che mescola brani iconici di artisti come Aretha Franklin e Lil’ Kim con pezzi originali che accompagnano efficacemente le varie scene, contribuendo a creare l’atmosfera giusta. La musica si rivela uno degli elementi più riusciti dell’opera, aggiungendo un ulteriore livello di coinvolgimento per lo spettatore.

Conclusione: The Deliverance – La redenzione, un’opera ambiziosa ma imperfetta

“The Deliverance – La redenzione” è un film che tenta di esplorare nuovi orizzonti, mescolando generi e tematiche in modo innovativo. Tuttavia, il risultato finale è un’opera che, pur avendo momenti di grande impatto emotivo e interpretazioni memorabili, soffre di una certa incoerenza narrativa e di una mancanza di coesione.

Daniels ha cercato di portare sullo schermo una storia complessa e sfaccettata, ma forse ha finito per perdersi nei meandri delle sue stesse ambizioni. Il film resta comunque un’esperienza interessante per chi è disposto a esplorare un horror che va oltre il semplice spavento e che cerca di parlare anche al cuore dello spettatore.

Una nuova frontiera per il cinema di genere?

Forse non tutti saranno d’accordo, ma con “The Deliverance – La redenzione”, Lee Daniels apre una porta verso una nuova frontiera del cinema di genere. Che piaccia o meno, la sua incursione nel territorio dell’horror dimostra una volontà di innovare e di sperimentare che potrebbe ispirare altri registi a fare lo stesso.

Nonostante le sue imperfezioni, il film è destinato a far parlare di sé, a dividere critici e pubblico e a lasciare un segno nell’immaginario collettivo. Daniels ha sicuramente molto da imparare dal suo debutto nell’horror, ma il suo coraggio e la sua ambizione sono indiscutibili. Un inizio che, seppur incerto, potrebbe preludere a nuove e più mature esplorazioni cinematografiche in futuro.