Taxi Driver: i sentimenti che escono dallo schermo

Taxi Driver: una biografia

Taxi Driver è un film uscito nel 1976 diretto da Martin Scorsese, scritto da Paul Schrader e interpretato da Robert De Niro. È ambientato a New York dopo la guerra del Vietnam. Protagonista è un giustiziere e il film è una biografia travestita da thriller psicologico. Ispirato da “La nausea” di Sartre e da “lo straniero” di Camus, Schrader scrisse il film avendo come base un’idea esistenzialista.

Due anni dopo essere stato congedato dalla guerra del Vietnam, l’ormai ex marine ventiseienne Travis è alienato. Tassista di notte a causa dell’insonnia e redattore di un diario personale di giorno, oltre che spettatore di film a luci rosse in squallidi cinema. Già da qui si percepisce una certa instabilità: Travis non cura il problema dell’insonnia ma basa su ciò la sua intera vita.

L’ossessione

Candidato a quattro Oscar e vincitore della Palma d’Oro di Cannes, Taxi Driver è universalmente riconosciuto come uno dei migliori film della storia. Il punto di svolta del film si ha quando l’uomo inizia ad osservare Betsy, impiegata del senatore Palantine candidato alle elezioni. Dopo giorni in cui si apposta fuori dal suo ufficio riesce a strapparle un appuntamento che andrà malissimo: la porta in un cinema dove proiettano un film a luci rosse. La donna viene accusata di essere come tutti e di non fare caso a chi davvero ha di fronte.

L’uomo prova a salvare una giovane prostituta salita sul suo taxi ma lei non vuole essere salvata. Sport è il suo protettore e amante, che la giovane passerà dall’accusarlo a difenderlo. Questo secondo incontro peggiora la sua condizione. Travis inizia ad accusare disturbi psicotici.

Il finale

Il tentativo fallito di uccidere il senatore lo porta ad uccidere Sport e altri due uomini presenti nella struttura per salvare la giovane prostituta. L’ultimo colpa con cui vorrebbe suicidarsi Trevis non parte: le cartucce sono finite.

Tempo dopo una lettera dei genitori della giovane lo ringrazia, i giornali scrivono di lui come di un eroe metropolitano e la segretaria prova a riavvicinarsi a lui. Nell’ultima corsa in taxi Travis sistema lo specchietto, innervosito da un rumore.

È un finale che pare lieto ma che nasconde le possibili ricadute future. Negli anni molte interpretazioni sono state date dai critici e una dallo stesso Scorsese. Il centro del film, però, è la critica sociale allo Stato americano: la politica, l’ipocrisia, la non curanza dei veterani e degli emarginati sono i temi mirati. Vi è poi tutto l’aspetto del problema delle malattie mentali.

È un film attuale ma non leggero: essendo incentrato su personaggio così ingombrante non è facile da comprendere e da digerire, ma è di certo un ottimo film.