Aleksandr Sokurov premiato a Venezia con il Premio alla Carriera Italia Film Fedic – HDI

Aleksandr Sokurov

Alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Aleksandr Sokurov è stato insignito del Premio alla Carriera Italia Film Fedic – HDI, riconoscimento consegnato dal regista Mauro John Capece, coordinatore delle attività Fedic.

Il maestro russo, autore di capolavori come Madre e figlio (1997), Arca russa (2002), la trilogia del potere (MolochToroIl Sole), Faust (Leone d’Oro 2011) e Fairytale – Una fiaba (2022), ha presentato fuori concorso il suo nuovo monumentale lavoro: Director’s Diary.

Il film, della durata di 305 minuti, nasce dai diari personali scritti dal regista tra il 1961 e il 1995 e intreccia memorie intime, vicende storiche e materiali cinematografici, creando un flusso lirico e meditativo che abbraccia Russia e Italia. Lo stesso Sokurov lo definisce una «biografia spirituale».

Nelle motivazioni del premio si sottolinea come il regista abbia saputo unire «profondità metafisica e precisione pittorica dell’inquadratura», lasciando un segno indelebile nel patrimonio culturale mondiale grazie a un cinema filosofico e coerente.

L’omaggio a Sokurov si inserisce anche nel programma del Forum “Paolo Micalizzi”, giunto alla 31ª edizione e dedicato alla riflessione sul futuro del cinema e delle associazioni cinematografiche.


Una biografia spirituale in pellicola

Aleksandr Sokurov firma con Director’s Diary un’opera monumentale e immersiva: una vera biografia spirituale che trascende la semplice autobiografia per convertirsi in un flusso poetico e storico.

Trama

Sokurov trae dal suo diario, scritto tra il 1961 e il 1995, gli appunti di eventi cruciali e momenti quotidiani, trasformandoli in un affresco visivo di 305 minuti. L’opera, presentata fuori concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, intreccia memorie intime, materiali d’archivio e film iconici, offrendo una riflessione personale sulla Storia del Novecento, tra Russia e Italia.  

Un cinema filosofico e contemplativo

La poetica di Sokurov evoca chiaramente Andrej Tarkovskij, da cui eredita lo spirito meditativo, la lentezza riflessiva e l’attenzione alla memoria visiva. Tuttavia, il suo stile è profondamente originale: ogni inquadratura – suggestiva e pittorica – riflette una “precisione pittorica dell’inquadratura” unita alla “profondità metafisica” del discorso visivo, come sottolineano le motivazioni del suo Premio alla Carriera Italia Film Fedic – HDI.  

Sguardo storico e intimo

Il film propone un percorso che parte dal 1957 – con la costruzione del cosmodromo di Plesetsk e il contesto sovietico – fino al 1990 e l’elezione di Boris Eltsin, preludio al crollo dell’URSS  . La narrazione agisce come strato emotivo e documentario al contempo: immagini che mostrano gioia collettiva, danze, fabbriche, sono affiancate da testi che evocano guerre, abusi e tensioni politiche. Questa dualità restituisce una Storia al contempo vissuta e riflessa, personale e collettiva.


Analisi delle Scelte Stilistiche

AspettoAnalisi
RegiaRitmo meditativo e affresco visivo, lontano da ogni tendenza stilistica, orientato alla riflessione e alla contemplazione.  
MontaggioAlternanza di materiali d’archivio, testi sovraimpressi e immagini pittoriche, senza narrazione lineare, quasi come pagine di un libro sfogliate da uno spettatore.  
SceneggiaturaIncorpora testi scritti, memorie, brevi segni diaristici; dialoghi minimi, l’evocazione prevale sulla narrazione verbale.
Colonna sonora(Informazioni incomplete: sappiamo che la musica è di Andrey Sigle, ma manca un dettaglio sull’uso sonoro – frammentaria e spazio emotivamente sospeso).  
Temi e temiMemoria, identità, Storia, tensione fra vita privata e grandi eventi politici, continuità e discontinuità nella Storia del Novecento.

Il film ricorda opere come Russian Ark (sempio di pianosequenza immersivo), ma qui l’approccio è più archivistico e meditativo, meno monumentale ma ancora più filosofico.


Giudizio finale e riflessioni

Director’s Diary è un’opera radicale, concepita per spettatori pazienti e riflessivi. Il suo ritmo contemplativo è una scommessa audace in un cinema dominato da efficienza narrativa e intrattenimento rapido. Sokurov vi riesce: costruisce un’esperienza lirica e intellettuale capace di interrogare la memoria individuale e collettiva, inducendo lo spettatore a riconsiderare il proprio rapporto con la Storia.

Obiettivi del film e riuscita

Sokurov ha voluto connettere il quotidiano all’universale, mostrando come ogni vita privata sia intrinsecamente legata a eventi storici. L’opera cerca di far percepire che “ciò che accade ora ha radici nel passato”. Il risultato è riuscito: lo spettatore si sente trasportato, indotto alla riflessione storica e personale.