Quando si parla della Mostra del Cinema di Venezia, l’attenzione pubblica si concentra spesso sul Leone d’Oro. Ma tra gli addetti ai lavori e i veri cinefili, c’è un altro premio che fa battere i cuori: il Leone d’Argento per la Miglior Regia. È lì che si annidano le scelte più audaci, le visioni più pure, le regie che osano parlare un linguaggio cinematografico nuovo, coraggioso, talvolta anche divisivo.
Con l’edizione 2025 della Mostra alle porte, e in attesa della line-up ufficiale, proviamo a fare un viaggio tra i possibili papabili vincitori del Leone d’Argento. Registi noti, voci emergenti, outsider pronti a sorprendere.
1. Céline Sciamma – La poesia della sottrazione
Dopo aver incantato con Ritratto della giovane in fiamme e Petite Maman, Céline Sciamma potrebbe tornare al Lido con un nuovo film già in post-produzione, secondo indiscrezioni francesi.
La sua regia, fatta di silenzi, spazi sospesi e gesti minimi, è da anni oggetto di studio e ammirazione. Se il film sarà selezionato, la sua firma estetica potrebbe valerle finalmente un Leone d’Argento che riconosca il valore formale del suo cinema.
2. Ryūsuke Hamaguchi – Il maestro dell’invisibile
Il giapponese Ryūsuke Hamaguchi ha già stregato Venezia con Il gioco del destino e della fantasia e ha vinto un Oscar con Drive My Car. La sua regia si muove con apparente semplicità, ma dietro ogni dialogo si cela un meccanismo di perfezione narrativa.
Il suo nuovo progetto, ancora senza titolo ufficiale ma confermato da varie fonti asiatiche per il 2025, potrebbe essere l’occasione per portare a casa il Leone d’Argento. E sarebbe una scelta elegante, perfettamente in linea con lo spirito veneziano.
3. Pablo Larraín – Il biografo dell’anima
Il regista cileno Pablo Larraín, dopo Jackie, Spencer e El Conde, ha dimostrato un talento straordinario nel ritrarre figure iconiche da prospettive spiazzanti. Il suo prossimo film, di cui si sa ancora poco ma che ruoterebbe attorno a un personaggio femminile controverso del XX secolo, potrebbe essere una bomba estetica e politica.
La sua regia visionaria, carica di simbolismo e potenza visiva, è una candidata naturale per il Leone d’Argento.
4. Alice Rohrwacher – Il sogno rurale dell’Italia che resiste
Con Lazzaro felice e La Chimera, Alice Rohrwacher ha costruito un universo onirico e arcaico che ha fatto scuola. Le sue inquadrature, i tempi sospesi, la sensibilità verso il paesaggio umano e naturale fanno della sua regia un atto poetico.
Se Venezia la accoglierà ancora, potrebbe finalmente ricevere il giusto riconoscimento tecnico: un Leone d’Argento che celebri la magia visiva del suo cinema.
5. Un outsider da Berlino o Cannes?
Venezia ha spesso sorpreso premiando autori emergenti o registi internazionali poco noti al grande pubblico. Potremmo vedere in concorso:
Rungano Nyoni, regista zambiana-rwandese acclamata per I Am Not a Witch, con un nuovo film già in produzione.
Teddy Lussi-Modeste, voce promettente del cinema francese.
Un ritorno clamoroso di Apichatpong Weerasethakul, il cui linguaggio onirico ha già vinto Cannes e che potrebbe affascinare anche la giuria veneziana.
Leone d’Argento come radar del cinema che verrà
Mentre il Leone d’Oro premia l’opera complessiva, il Leone d’Argento per la Miglior Regia è spesso un indizio del futuro del cinema. È lì che si leggono le nuove traiettorie del linguaggio visivo, i cambi di rotta, le rivoluzioni stilistiche.
In attesa della selezione ufficiale, il gioco delle previsioni ci invita a sognare. Ma una cosa è certa: anche quest’anno, il Lido sarà il luogo dove il cinema, nella sua forma più pura, continuerà a reinventarsi.