C’è un momento, ogni anno a fine estate, in cui Venezia si trasforma nel cuore pulsante del cinema internazionale. Tra tappeti rossi, flash, applausi e abiti da sogno, una figura emerge con grazia e forza: la madrina della Mostra del Cinema. Ma chi è davvero questa donna che apre e chiude uno degli eventi cinematografici più prestigiosi al mondo?
Un ruolo simbolico: molto più di un sorriso sul red carpet
Nel glamour dell’inaugurazione e nell’emozione della serata finale, la madrina del festival di Venezia accompagna il pubblico in un percorso fatto di immagini, storie e talento. È lei a dare il benvenuto a registi, attori, autori. È lei che, con poche parole, apre le danze di un festival che ogni anno racconta chi siamo e chi vogliamo diventare.
Negli anni, questo ruolo è cambiato. Dall’icona decorativa di un tempo, la madrina è diventata una figura di sostanza e presenza scenica, spesso impegnata, sempre rappresentativa del cambiamento.
Un po’ di storia: quando nasce la figura della madrina
La figura della madrina del Festival di Venezia non è sempre esistita così come la conosciamo oggi. Le sue origini risalgono agli anni Sessanta, quando il festival, già affermato nel panorama internazionale, cercava una figura che potesse incarnare l’eleganza e il prestigio dell’evento.
Inizialmente, si trattava perlopiù di un volto di bellezza e charme, spesso scelto tra modelle o attrici emergenti, con un ruolo prevalentemente formale. Con il passare dei decenni, però, tutto è cambiato. A partire dagli anni 2000, complice anche la crescente attenzione verso le questioni di genere e rappresentanza, la madrina ha assunto un significato sempre più profondo.
Non più solo decorazione, ma ambasciatrice del festival, interprete del suo spirito e, talvolta, anche portavoce di valori e temi culturali rilevanti. Una vera evoluzione, che riflette perfettamente anche il cambiamento del ruolo femminile nel cinema e nella società.
Le madrine che ci hanno fatto sognare
Alessandra Mastronardi (2019)
Con la sua naturalezza e il suo charme innato, ha incantato il Lido. Le sue parole delicate ma potenti durante l’apertura sono ancora ricordate come tra le più emozionanti degli ultimi anni. Ha portato al festival il volto della nuova generazione di attrici italiane.

Serena Rossi (2021)
In un anno in cui il mondo cercava ancora di respirare dopo la pandemia, Serena è stata un raggio di sole. Il suo entusiasmo era palpabile, il suo sorriso contagioso. Una madrina che ha riportato la leggerezza senza perdere profondità.

Isabella Ferrari (2001)
La sua eleganza senza tempo ha dato un tocco classico a quell’edizione. Isabella ha incarnato l’essenza stessa del cinema italiano: intenso, raffinato, silenziosamente potente.

Kasia Smutniak (2012)
Discreta, sofisticata, impegnata. Kasia ha portato sul red carpet non solo abiti meravigliosi, ma anche la sua voce contro le discriminazioni, dimostrando che si può essere belle e profondamente consapevoli allo stesso tempo.

Greta Scarano (2022)
Moderna, indipendente, magnetica. La sua presenza è stata un manifesto per un nuovo modo di intendere il ruolo della donna nel cinema, lontano dagli stereotipi e vicino alle sfide della contemporaneità

Perché una madrina conta (ancora)
In un mondo che cambia, la madrina del Festival di Venezia è uno specchio. Riflette il cinema, la società, le battaglie culturali. È un’occasione per scegliere volti che sappiano parlare al pubblico e con il pubblico. Volti che raccontino una femminilità sfaccettata: forte, fragile, ironica, dolente, ma sempre vera.
Il fascino italiano che attraversa il tempo
Il Festival di Venezia non è solo un evento cinematografico. È un rito collettivo, un appuntamento che fonde l’arte con la bellezza, la tradizione con l’innovazione. E la madrina ne è la sintesi perfetta.
Da Sophia Loren a Alba Rohrwacher, passando per generazioni di talenti, queste donne hanno camminato sul tappeto rosso portando con sé il peso e l’onore di rappresentare il nostro cinema nel mondo.
Dietro ogni madrina, c’è una storia. Una carriera, un messaggio, un’energia.
Che tu stia guardando l’inaugurazione da casa o passeggiando tra le calli di Venezia durante quei giorni magici, sai che quel volto, per qualche istante, rappresenta tutti noi. E ci ricorda che il cinema, come la bellezza, è soprattutto uno sguardo sul mondo.