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I grandi film vincitori della Palma d’Oro

Palma d'oro festival Cannes

Dal 1955, la Palma d’Oro è il riconoscimento più ambito del Festival di Cannes, e ogni suo vincitore entra in una sorta di Olimpo del cinema. Molti tra i registi premiati hanno cambiato il modo in cui guardiamo, pensiamo e sentiamo il cinema. Dal 1946 — anno della prima edizione del festival (ancora senza Palma) — a oggi, Cannes ha premiato autori capaci di coniugare poesia visiva, potenza narrativa e impegno sociale.

In questo articolo ripercorriamo i migliori registi vincitori della Palma d’Oro, focalizzandoci sulle loro opere e sul perché siano diventati icone della settima arte.

1. Federico Fellini – La Dolce Vita (Palma d’Oro, 1960)

Fellini non ha bisogno di presentazioni. Con La Dolce Vita, ha firmato uno dei film più influenti del XX secolo. Il film, interpretato da Marcello Mastroianni, è una critica sottile e amarissima alla società borghese del dopoguerra, che però ammalia con la sua forma visionaria.

Perché è un capolavoro:
– Reinventa la struttura narrativa classica con episodi slegati ma simbolicamente coesi.
– Unisce estetica barocca e profondità filosofica.
– Ha coniato un’icona culturale: il termine “paparazzo”.


2. Francis Ford Coppola – Apocalypse Now (Palma d’Oro, 1979)

Coppola, dopo il successo de Il Padrino, arriva a Cannes con un’opera monumentale. Apocalypse Now non è solo un film di guerra: è una discesa negli abissi della psiche umana, un’odissea visiva e sonora che trasforma il Vietnam in un inferno metafisico.

Punti di forza:
– Fotografia mozzafiato e uso sperimentale della musica (The End dei Doors).
– Un finale disturbante che riecheggia Cuore di tenebra di Conrad.
Marlon Brando e Martin Sheen in due performance leggendarie.


3. Jane Campion – Lezioni di piano (Palma d’Oro, 1993)

Jane Campion è la prima donna a vincere la Palma d’Oro. Lezioni di piano è un film intensamente sensoriale, un racconto sulla sensualità femminile, sul desiderio represso e sulla comunicazione non verbale.

Meriti artistici:
– Atmosfere nebbiose e magnetiche, quasi gotiche.
– Colonna sonora ipnotica di Michael Nyman.
– Una protagonista muta (Holly Hunter) che comunica solo con lo sguardo e la musica.


4. Lars von Trier – Dancer in the Dark (Palma d’Oro, 2000)

Lars von Trier, maestro della provocazione, vince con un musical atipico. Dancer in the Dark, con la popstar Björk, è una tragedia moderna dove il sogno si scontra con la crudeltà del reale.

Elementi distintivi:
– Uso innovativo della camera a mano e sequenze musicali girate con decine di cineprese.
– Drammaturgia straziante, ma senza compiacimento.
– Una riflessione politica sul sistema giudiziario e la pena di morte.

5. Michael Haneke – Amour (Palma d’Oro, 2012)

Haneke, regista austriaco noto per il suo rigore formale, racconta in Amour una storia intima e universale: la vecchiaia, la malattia, l’amore portato fino all’estremo sacrificio.

Perché commuove e scuote:
– Minimalismo estetico che esalta il contenuto.
– Recitazione monumentale di Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva.
– Una narrazione asciutta che rifiuta ogni retorica.

6. Bong Joon-ho – Parasite (Palma d’Oro, 2019)

Con Parasite, il coreano Bong Joon-ho porta una ventata di novità e conquista anche l’Oscar. Il film è una satira sociale feroce, che si muove con agilità tra commedia, thriller e dramma.

Caratteristiche vincenti:
– Montaggio perfetto e ritmo serrato.
– Metafore visive brillanti (la casa come simbolo della disuguaglianza).
– Capacità di comunicare temi universali con linguaggio accessibile.


7. Ruben Östlund – Triangle of Sadness (Palma d’Oro, 2022)

Lo svedese Ruben Östlund, dopo The Square, conquista ancora la giuria con un film corrosivo, che prende di mira il lusso, l’influencer culture e la dinamica di classe.

Elementi di forza:
– Satira tagliente e visione postmoderna della società.
– Scene di naufragio e degrado memorabili per forza visiva e grottesco.
– Struttura a capitoli che rompe le aspettative narrative.

8. Hirokazu Kore-eda – Un affare di famiglia (Palma d’Oro, 2018)

Kore-eda, erede di Ozu, vince con una storia di famiglia non convenzionale. Un affare di famiglia mette in discussione il concetto stesso di legame familiare, scegliendo l’amore oltre la biologia.

Punti di pregio:
– Grande delicatezza narrativa.
– Un cinema del silenzio e dei piccoli gesti.
– Sceneggiatura costruita con sensibilità e profondità emotiva.

Conclusione: un pantheon di maestri senza tempo

Questi registi non hanno solo vinto un premio: hanno plasmato l’immaginario collettivo, rivoluzionato linguaggi e generi, influenzato generazioni di cineasti. La Palma d’Oro è stata per loro non un punto d’arrivo, ma un momento di consacrazione di una visione artistica spesso coraggiosa, scomoda, profonda.

Dal neorealismo poetico di Fellini, al realismo brutale di Haneke, fino alla lucida ironia di Östlund, Cannes ha premiato film che non si dimenticano. Ogni Palma d’Oro racconta una pagina della storia del cinema, ma anche una storia del mondo vista attraverso l’occhio di un regista.