Jagoda Szelc torna con «Voracious», un film che sfida il pudore e rifiuta la speranza facile
Jagoda Szelc, una delle voci più potenti e radicali del nuovo cinema polacco, si prepara a tornare sul grande schermo con «Voracious», atteso lungometraggio tratto dal romanzo premiato «Łakome» di Małgorzata Lebda. Dopo aver scosso il pubblico internazionale con «Tower. A Bright Day» (Berlinale) e «Monument» (Rotterdam), Szelc conferma la sua cifra stilistica fatta di coraggio espressivo, visione autoriale e profonda inquietudine esistenziale.
La trama di «Voracious»
La giovane Mauł (interpretata da Izabella Dudziak) torna nel villaggio della sua infanzia per assistere la nonna malata terminale. Mentre il nonno si chiude nel silenzio, Mauł riscopre i luoghi, i ricordi e la natura selvaggia che la circonda. Una storia fatta di corpi, dolore e ritorno alle origini.
Un cinema che non consola, ma interroga
«Questo film non offre una speranza facile», ha dichiarato Szelc, che firma anche la sceneggiatura. «Voracious» è per lei un atto di resistenza contro la tentazione di disconnettersi dalla catastrofe del presente. È un’opera che si affida alla forza della sopravvivenza, della cura e della vitalità come forme di ribellione quotidiana. Il corpo della protagonista diventa un luogo di verità, non addomesticato né estetizzato.
In linea con il pensiero eco-femminista e con un’estetica che rifiuta la narrazione lineare o didascalica, «Voracious»affronta il ciclo della vita e della morte con uno sguardo insieme poetico e crudo. Il film intende sfidare le rappresentazioni convenzionali della fisicità femminile e della natura, abbracciandone invece la dimensione viscerale, non idealizzata.
Un linguaggio visivo inconfondibile
Affidata alla fotografia di Przemysław Brynkiewicz e prodotta da Joanna Szymańska per Shipsboy – già dietro progetti come «Operation Hyacinth» (Netflix) e «Red Path» (Locarno) – l’opera si annuncia come una fusione tra cinema e letteratura. Szelc è nota per un linguaggio visivo fatto di lunghi silenzi, camera fissa o movimenti lenti, composizioni fortemente simboliche e un’attenzione quasi pittorica al paesaggio umano e naturale. La sua regia ricorda per intensità quella di Carlos Reygadas o Lucile Hadžihalilović, mentre l’anima letteraria dell’adattamento evoca lo spirito di Terrence Malick, soprattutto nei suoi lavori più recenti come «A Hidden Life».
Tra letteratura, natura e senso del sacro
L’autrice del libro, Małgorzata Lebda – poetessa e alpinista – ha raccontato di aver scritto pensando per immagini, scene, colori e consistenze. È questo che rende la collaborazione con Szelc così efficace: entrambe condividono una sensibilità profonda per ciò che è organico, tattile, incarnato. Il film non solo traduce visivamente la prosa della Lebda, ma la trasforma in esperienza sensoriale e spirituale, capace di coinvolgere lo spettatore in modo intimo.
Il senso del film: vivere come atto politico
Mauł non cerca di salvare se stessa. Il suo gesto sovversivo è rimanere, sentire, accudire. In un mondo che fugge dal dolore, la protagonista resta. Questo è il cuore di «Voracious»: un inno alla presenza radicale e alla connessione con l’altro, anche quando tutto intorno si sgretola. Non c’è redenzione, ma c’è autenticità.
Aspettative per l’anteprima del 2027
Attualmente in fase di sviluppo, «Voracious» è stato presentato al KVIFF Central Stage, piattaforma del Festival di Karlovy Vary dedicata agli autori dell’Europa Centrale. Il progetto è sostenuto dal Polish Film Institute e da Creative Europe MEDIA, a conferma della rilevanza internazionale dell’opera. La prima immagine ufficiale, pubblicata in esclusiva da Variety, lascia intravedere un impianto visivo essenziale, notturno, intimo.
Se manterrà le promesse, «Voracious» potrebbe rivelarsi uno dei film più intensi e necessari del 2027. Un’opera che non grida, ma lascia segni profondi. Il cinema di Jagoda Szelc non è mai immediato, ma agisce nel tempo, come un’eco che ritorna.