Léonor Serraille al Bellaria Film Festival: “Il cinema come ponte profondo tra le persone”

Daniela Persico e Leonor Serraille, Bellaria Film Festival 2025

Durante una masterclass al Bellaria Film Festival, la regista francese Léonor Serraille ha condiviso con il pubblico le sue riflessioni sull’arte del fare cinema, l’importanza del legame profondo con gli attori e l’evoluzione del suo approccio alla regia. Presentando il suo nuovo film Ari, la regista ha parlato del suo percorso creativo e delle motivazioni che alimentano la sua passione per la narrazione cinematografica.

Un legame profondo con il cinema e gli attori

Léonor Serraille ha iniziato la sua masterclass raccontando di come la sua infanzia abbia avuto un impatto significativo sul suo approccio al cinema. “Mia madre era un’attrice di teatro e quando andavo a guardarla, mi sentivo lontana da lei”, ha dichiarato la regista. Questa distanza iniziale le ha fatto comprendere quanto il potere del cinema possa essere un veicolo per creare legami profondi tra le persone. Per Serraille, la realizzazione di un film nasce dalla scrittura, un processo che mette al centro l’attore o l’attrice sin dall’inizio, un aspetto che la regista considera essenziale. “Il mio obiettivo è che ogni film nasca da storie semplici, dai piccoli dettagli, dalle persone che incontriamo per strada. È proprio attraverso questi aspetti che si può fare cinema”, ha spiegato.

Un altro aspetto fondamentale per Serraille è l’ascolto e l’osservazione delle persone. “Fare un film è un atto di comprensione, di ascolto e osservazione. In un mondo sempre più veloce, il cinema permette di fermarsi e guardare davvero, di comprendere le persone”, ha affermato. La regista ha poi sottolineato quanto il processo di creazione di un film sia rischioso e difficile, ma anche come esso permetta di assumersi il rischio di mettersi in gioco, per se stessi e per gli altri.

L’influenza di grandi maestri e il percorso cinematografico di Serraille

Seppure abbia ammesso di non nutrirsi molto del cinema francese contemporaneo, Serraille ha condiviso la sua ammirazione per registi come Eric Rohmer, ma anche per Ingmar Bergman, specialmente per i suoi ritratti di donne. Questo legame con i grandi maestri della storia del cinema si riflette nel suo approccio cinematografico, che mira a raccontare storie di profondità umana attraverso personaggi complessi e sfaccettati.

Nel corso della masterclass, Serraille ha anche parlato della sua evoluzione come regista. Nonostante abbia già realizzato tre lungometraggi, la regista ha dichiarato di cercare sempre di avvicinarsi al cinema come se fosse la sua prima volta, mantenendo quella freschezza e curiosità che hanno caratterizzato i suoi esordi. “Il cinema è un viaggio in continua evoluzione. Anche se ora ho esperienza, cerco di avvicinarmi al mio lavoro come se fosse la prima volta che faccio un film”, ha aggiunto.

La genesi di Ari e il lavoro con gli attori

Il film Ari nasce, secondo Serraille, dall’incontro con gli attori. “Non parto mai da un’idea chiara all’inizio, ma esploro insieme agli attori, scoprendo il film nel corso della realizzazione”, ha spiegato la regista. Ari, che racconta la storia di un giovane uomo che naviga la propria esistenza in un periodo di crisi, è anche un film che esplora la complessità dell’epoca moderna. “Viviamo in un’epoca complessa, dove la relazione con gli altri è difficile, ma proprio attraverso gli altri, nei momenti di difficoltà, possiamo trovare un modo per andare avanti”, ha dichiarato Serraille.

In particolare, la regista ha parlato dell’importanza di lavorare con gli attori in modo intimo e diretto, spingendoli a dare il meglio di sé stessi. “Mi piace lavorare con gli attori, spronarli a fare meglio di quanto pensano di poter fare”, ha detto. Questo approccio si riflette nel film Ari, dove la regista ha cercato di creare una dinamica organica tra il ritmo delle riprese e la recitazione, facendo sì che il personaggio di Ari rispecchiasse le caratteristiche dell’attore che lo interpreta.

Il tema della genitorialità e l’uso simbolico del colore

Un altro tema centrale di Ari è la genitorialità, un tema che Serraille ha esplorato anche nel suo precedente film, Petit Frère. “Nel secondo film, ho voluto esplorare il lato infantile nell’adulto. Ari ha 28 anni, ma dentro di lui c’è ancora una parte infantile”, ha osservato. Nel suo lavoro, Serraille ha cercato di far emergere la complessità della figura materna, rappresentata come una figura che deve fare da madre e da padre al tempo stesso. “Abbiamo lavorato molto con l’attrice sul suo ruolo di genitore, cercando di esprimere la sua forza e la sua direzione, ma anche le difficoltà che si incontrano nel cercare di fare del nostro meglio per i nostri figli”, ha spiegato.

Nel film, il simbolismo del colore gioca un ruolo fondamentale. Serraille ha raccontato di come abbia deciso di utilizzare colori specifici per evocare momenti di cambiamento e rivelazione. “Al museo delle Beaux-Arts, alcune scene sono state girate in un ambiente luminoso per poi passare a momenti più complessi, dove il personaggio di Ari cerca di ritrovare la sua luminosità”, ha detto. Questi cambiamenti nel colore sono legati ai momenti cruciali della storia, come il passaggio dalla solitudine alla riconciliazione con se stessi.

Conclusioni e riflessioni finali

La masterclass di Léonor Serraille ha offerto una riflessione profonda sull’arte della regia e sulla relazione tra il regista e gli attori. Il suo approccio al cinema è quello di un processo continuo di scoperta, dove ogni film è un’opportunità per comprendere meglio le persone, le loro difficoltà e la loro bellezza. “Il cinema deve essere qualcosa che sorprende, che fa divertire, che ci permette di andare oltre noi stessi”, ha concluso la regista.